Siamo ad un punto di non ritorno…e non abbiamo un pianeta di riserva!

di Maurizio Bernardi

Managing Director & CFO – BSH Elettrodomestici SpA

Dibattito sulla “Sostenibilità”

Oggi si parla tanto di “sostenibilità” come uno dei temi più urgenti del nostro tempo. Ma cosa significa veramente e perché è oggi così di moda parlarne?

Per rispondere a questa domanda partiamo da alcuni dati significativi per inquadrare il problema, per poi raccontare come un grande gruppo multinazionale come Bosch sta affrontando questa sfida.

Stando ai calcoli del “Global Footprint Network”, l’organizzazione di ricerca internazionale che tiene la contabilità della cosiddetta “impronta ecologica” dell’uomo ovvero lo sfruttamento che l’umanità fa delle risorse naturali, il 29 luglio scorso abbiamo terminato tutte le risorse che il pianeta è in grado di generare nel corso dell’intero anno 2019. In sostanza da quella data siamo a credito: l’umanità sta quindi usando la natura 1,75 volte la sua capacità di auto-rigenerazione. Questo avviene a causa di un consumo molto elevato di materie prime (circa 93 miliardi di tonnellate all’anno), un tasso di riutilizzo delle stesse molto ridotto (circa il 9%) ed una quota molto elevata di sprechi (ad esempio nel caso del cibo si parla di circa il 31%).

Questi pochi dati ci dicono che siamo davanti a un bivio: non abbiamo un pianeta di riserva e dobbiamo imparare molto rapidamente a non sprecare risorse. Non rendersene conto e continuare sulla stessa strada è il torto più grande che gli adulti di oggi possono fare agli adulti di domani.

La nuova strada è quella di perseguire uno sviluppo economico e sociale che sia «sostenibile», cioè in grado di soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere quelli delle generazioni future.

Le imprese ed in particolare le multinazionali, che sono il motore dell’economia mondiale e al contempo anche i maggiori responsabili dell’inquinamento globale, sono chiamate per prime ad assumersi la responsabilità di perseguire uno sviluppo che sia sostenibile sotto tre aspetti fondamentali: ambientale, sociale ed economico.  Questi tre pilastri sono legati l’un l’altro e si influenzano reciprocamente. Sono le cosiddette “3P” della responsabilità d’impresa, cioè “Persone-Pianeta-Profitto”, che debbono essere tenute in massima considerazione e bilanciate in maniera ottimale nella strategia d’impresa.

Le aziende oggi stanno acquisendo sempre più consapevolezza del fatto che la loro sostenibilità economica può essere messa a serio rischio se i loro comportamenti in ambito sociale ed ambientale risultino meno virtuosi rispetto a quelli dei loro concorrenti, facendole rischiare di perdere reputazione e quote di mercato.

Ci sono a tal proposito numerosi studi autorevoli (tra cui cito quello della Oxford University) che confermano l’esistenza di una forte correlazione tra pratiche di sostenibilità e performance finanziarie. Dall’analisi di un vasto panel di aziende facenti parte dei S&P 500 risulta che:

  • Il 90% delle aziende che applicano elevati standard ESG (Environmentale, Social and Governance practices) hanno un WACC relativamente più basso; tra queste l’88% presenta anche migliori performance operative
  • L’80% ha un prezzo delle azioni positivamente influenzato dalle ESG practices introdotte nel periodo di riferimento

Non solo, anche gli investitori finanziari ed i fondi di investimento stanno sempre più privilegiando all’interno dei loro portafogli quelle aziende che presentano standard elevati nell’applicazione di pratiche ESG.

La risposta più significativa in tema di sviluppo sostenibile è oggi quella dell’economia circolare: un’economia basata sul riciclo-riuso-riduzione degli sprechi, un’economia in altre parole pensata per potersi rigenerare da sola.

Il nostro Paese sul fronte dell’economia circolare è messo meglio rispetto a molti degli altri principali paesi europei, secondo l’ultimo relativo rapporto della Circular Economy Network (Cen), con un tasso di utilizzo circolare di materia pari al 17,1%.

Purtroppo al momento lo sviluppo delle attività di riciclo è bloccato da un emendamento contenuto nel decreto “sblocca cantieri” denominato “End of Waste”.

In fatto di sostenibilità infatti è fondamentale il “fare squadra”: le imprese da sole non bastano se non supportate dalla politica attraverso leggi semplici ed efficaci ed i consumatori attraverso comportamenti virtuosi e lungimiranti.

La BSH, società del gruppo Bosch che produce e commercializza elettrodomestici, ha la sostenibilità come uno dei suoi valori fondanti. La missione dell’azienda è quella di migliorare la qualità della vita dei suoi consumatori attraverso prodotti innovativi, marchi eccellenti (come Bosch, Siemens, Neff e Gaggenau) e soluzioni superiori. Questa missione viene perseguita ogni giorno con la motivazione di essere la prima scelta per il consumatore e di crescere responsabilmente contribuendo a proteggere le risorse naturali.

Ma questa visione come si traduce in azioni concrete?

BSH sta trasformando la sua catena del valore, passando dal classico modello economico lineare ad un sistema circolare: questo sviluppo è finalizzato ad offrire ai consumatori prodotti di alta qualità che siano il più sostenibili e rispettosi dell’ambiente possibile.

Ciò è associato a numerosi cambiamenti, spesso fondamentali, che vanno dal design e fabbricazione dei prodotti fino al loro utilizzo e alla possibilità di ritiro e riciclaggio degli stessi. Pensare in ottica di economia circolare significa, infatti, che gli elettrodomestici possono essere utilizzati più a lungo, sono più facili da riparare e possono essere riciclati in parte o addirittura completamente.

Il cambiamento riguarda anche il paradigma di business, in cui dalla classica vendita del prodotto si passa a modelli di business di tipo “sharing” o “renting”. Questi nuovi modelli di business si stanno gradualmente affacciando anche nel mercato degli elettrodomestici e le aziende si stanno attrezzando nello sperimentare nuove formule di rapporto con i loro consumatori che possano offrire esperienze migliori nell’uso del prodotto ed una fidelizzazione sostenibile nel tempo.

La sostenibilità in BSH è anche legata all’obiettivo di rendere le proprie attività operative neutre dal punto di vista climatico. In futuro, gli elettrodomestici BSH collegati potrebbero contribuire a garantire che l’elettricità venga consumata solo quando proviene da specifiche fonti rinnovabili. Inoltre, già dal prossimo anno BSH sarà il primo produttore di elettrodomestici a fabbricare i propri apparecchi in modo totalmente a impatto climatico zero.

Ma cosa significa neutralità dal punto di vista climatico e quali sono le condizioni per raggiungerlo?

Il clima neutro (CO2 neutro) significa che l’uso di un combustibile o di un’attività umana non ha alcun impatto sulla concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera e, come tale, non è dannoso per il clima. Esistono tre modi per raggiungere questo obiettivo e vengono normalmente utilizzati in combinazione: una società che rilascia CO2 o altri gas che hanno un impatto sul clima come parte delle sue attività di produzione, stoccaggio e distribuzione o che causa il consumo di energia, adatta i propri processi, utilizza materie prime rispettose del clima e acquista energia da fonti rinnovabili. La seconda opzione è compensare le emissioni di gas dannosi per il clima. Ad esempio, un’azienda può supportare progetti ambientali che riducono la quantità di tali gas rilasciati nell’atmosfera, come i progetti di rimboschimento nei paesi emergenti o in via di sviluppo. Una terza opzione è per un’azienda di produrre l’energia di cui ha bisogno completamente da sola utilizzando fonti rinnovabili.

Un altro modo con cui BSH contribuisce alla sostenibilità è quello di offrire ai propri consumatori dei prodotti che favoriscano un utilizzo rispettoso dell’ambiente: è il caso ad esempio delle lavatrici iDos che adottando un sistema innovativo di dosaggio dei detersivi permettono un risparmio medio di circa 7.000 litri di acqua all’anno oppure dei frigoriferi VitaFresh che attraverso un sistema innovativo di conservazione dei cibi permettono di ridurre di circa 5 volte gli sprechi di frutta e verdura.

Per concludere la sostenibilità richiede un cambiamento di mentalità più rivolto agli altri ed al futuro e meno concentrato sull’interesse contingente. Questo cambiamento deve avvenire per primo in ciascuno di noi per poter avere l’impatto che tutti noi auspichiamo per il nostro amato pianeta.

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