AGENDA 2021 e Programmazione partecipata

di Pietro Marcolini

Presidente ISTAO

Possiamo sperare di aver toccato il fondo della crisi pandemica COVID 19 ma non di quella economica che si svelerà nelle sue drammatiche conseguenze quando si attenueranno, per poi sparire, gli ammortizzatori sociali, i ristori, i blocchi dei licenziamenti. Per rendere sostenibile il passaggio e per stimolare la più vivace risposta della nostra economia serve coordinare gli strumenti d’intervento disponibili.

Per questo sforzo nelle Marche c’erano già tre strumentazioni strategiche da intrecciare: la ricostruzione post sisma, la programmazione unitaria dei Fondi UE 2021-27ed il Recovery Plan riservato alle aree del sisma.

Abbiamo due novità di questi ultimi giorni di discussione sulla legge finanziaria 2021:

La prima è quella che nella bozza del Recovery Plan presentata dal Governo esiste una dotazione finanziaria per le regioni colpite dal sisma del 2016, che indica cinque aree privilegiate di intervento per un totale di 3,5 mld di euro:

  • Efficientamento energetico e miglioramento sismico di edifici privati e produttivi (850 mln);
  • Edifici pubblici, arredo urbano e città meno energivore, più connesse ed inclusive (1,7 mln);
  • Saper fare e capacità di agire: poli integrali delle competenze per lo sviluppo locale, centri di ricerca universitari e formazione dell’identità economica, ecosostenibile anche nell’ambito dei contratti istituzionali di sviluppo (730 mln);
  • Terra economy: economia circolare delle risorse del territorio riguardante il bosco, il ciclo del legno e le risorse agroalimentari (40 mln);
  • Appennino e conoscenze: cultura società e turismo (231 mln).

La seconda novità riguarda un primo finanziamento, voluto dai Ministeri MISE e SUD, di un piano straordinario per lo sviluppo delle aree colpite dal sisma, con una dotazione di 160 milioni, nella forma di un Contratto Istituzionale di Sviluppo.

Quindi per ricapitolare sono programmati per le Marche circa 18 mld di euro di cui 14,5 mld per la ricostruzione post-sisma, più di 1,4 mld dai Fondi UE ed oltre 2,1 mld come quota del Recovery Plan sisma 2016.

Il problema non è più quello delle risorse ma del che cosa fare in termini sostenibili, come fortunatamente un’Europa rinnovata sembra pedagogicamente volerci indicare.

E’ utile ricordare che nelle Marche ci sono analisi come quella svolta sulle aree del cratere dalle quattro università marchigiane, che ha individuato nuovi sentieri dello sviluppo in linea con il Green Deal di Ursula von Der Leyen. Questo studio è ora in corso di allargamento anche alle regioni Abruzzo, Umbria e Lazio.

E’ cruciale evitare la doppia tentazione che la discussione in corso sembra minacciare: da un lato l’illusione centralistica e tecnocratica e dall’altra quella corriva del particolarismo e della frammentazione. Occorre una visione programmatica e sussidiaria di questo intervento straordinario: lo Stato deve quindi fare lo Stato così come le Regioni e i Comuni. La procedura attivabile, con i necessari aggiornamenti, è quella della programmazione partecipata cioè quella di Ciampi e di Draghi, che abbiamo conosciuto con l’ultima “politica dei redditi” che ha dato importanti risultati.  La parola dannata che non si poteva più pronunciare, la programmazione, ridiventa preziosa e diventa uno strumento necessario per guidare un percorso in maniera ordinata. Anche nelle Marche si può quindi nel 2021 riavviare in forme nuove, rispetto all’esperienza del Patto per lo Sviluppo rimasto lettera morta, l’attrezzatura di una programmazione concertata che sia capace di sostenere la vitalità di un tessuto economico e sociale gravemente provato dentro le linee di una transizione giusta, innovativa e sostenibile.

Il recente insediamento dei tavoli regionali per il coordinamento unitario dei Fondi UE, insieme al CIS e all’utilizzo del Recovery Plan per l’Italia centrale, possono essere oggetto di una stagione partecipata in cui lo Stato, la Regione, i Comuni possano eludere il conflitto e tentare un’azione condivisa.

D’altra parte la partecipazione delle Istituzioni locali, con i sindacati e con le rappresentanze economiche risulta cruciale per la concreta traduzione di gran parte degli interventi previsti dal Recovery Plan. Se si guardano i temi della mobilità, dei trasporti, dell’istruzione o delle politiche di accompagnamento dello sviluppo locale sarebbe del tutto insensato pensare all’utilizzo delle grandi agenzie nazionali, quali ENI, ENEL, CDP, INVITALIA…, che sono invece preziose per i grandi impianti logistici, finanziari e industriali oltreché per il monitoraggio, la rendicontazione degli interventi presso una struttura tecnica centrale.

L’intervento da approntare coinvolge l’intero “Stato ordinamento”, che comprende i Ministeri, con il Commissario ed il Dipartimento Protezione civile, le Regioni coordinate auspicabilmente fra di loro, i Comuni, e può essere organizzato sulla base della collaborazione che si è affermata in queste settimane fra questi soggetti. Il lavoro che ha già realizzato risultati apprezzabili richiede tenacia e dovrà essere sostenuto in un orizzonte temporale dai 5 ai 7 anni, come ci indica la UE.

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