La Post Regione.
Le Marche della doppia ricostruzione
(Il Lavoro editoriale, Ancona 2020, pp. 220)
di Daniele Salvi
Studioso di politiche regionali
Il libro raccoglie una selezione di scritti redatti negli ultimi cinque anni durante i quali le Marche hanno incrociato sulla loro strada due eventi epocali: il sisma del 2016/2017 e l’epidemia da Sars-Cov-2.
Sono scritti per lo più occasionali, spesso nati da fatti contingenti che hanno sollecitato la riflessione ed hanno trovato innanzitutto spazio in un blog che con diversa intensità ha ormai superato i dieci anni di vita, oltre che in quotidiani, periodici e riviste alle cui Redazioni va il ringraziamento per l’ospitalità e l’attenzione ogni volta dimostrati.
La scrittura si è giovata di un periodo particolare della mia esistenza che ha favorito maggiormente la lettura e l’interpretazione di quanto accadeva, alla ricerca di un senso delle cose che andasse al di là della superficie.
Nonostante la raccolta di scritti e articoli segua uno sviluppo cronologico e non tematico, e sebbene questo possa dare l’impressione di un’eccessiva varietà o piuttosto – come mi auguro – maggiore lievità alla lettura, in essa sono facilmente individuabili dei nuclei tematici ricorrenti su cui la riflessione si è soffermata.
Essi hanno a che fare prioritariamente con i due eventi drammatici che ho richiamato in apertura, colti dall’osservatorio privilegiato della Presidenza del Consiglio regionale delle Marche e nello spazio temporale della X Legislatura regionale.
Seppure i temi più generali siano anch’essi oggetto d’intervento, il filo conduttore di queste pagine è rappresentato dalle Marche alle prese con uno dei passaggi più difficili della loro storia, iniziato con la crisi economica del 2008.
Ciò vale anche quando la riflessione si localizza particolarmente o evoca il passato non per fornire paradigmi di confronto con l’oggi, ma per cercare di capire il formarsi del presente, come nel caso della storia camerte.
Camerino e la sua storia ricorrono senza alcuna velleità storiografica, ma come città-simbolo del terremoto di quattro anni fa e “caso studio” di una città-territorio alle prese con le criticità delle aree interne e le potenzialità della rinascita.
Appennino, aree interne e patrimonio culturale; manifattura, credito e infrastrutture; città, luoghi e personaggi non solo marchigiani; Europa, macroregioni ed ecosistemi territoriali; disuguaglianze, paura, ed ecologia integrale: sono questi e altri gli spunti presenti.
Essi trovano nel nesso tra ricostruzione e nuovo sviluppo sostenibile il fattore catalizzatore e il nodo problematico che in particolare le Marche devono portare a soluzione, sia se parliamo del post-sisma che della ripartenza post-Covid.
E nel cinquantesimo anniversario dalla nascita delle Regioni il tema della duplice ricostruzione non può prescindere dal ripensare il ruolo stesso della Regione come istituzione territoriale.
La post Regione è il problema nel problema, ossia la necessità di riguadagnare la fiducia dei cittadini, contro il disincanto e il rancore, e di farlo attraverso un “nuovo regionalismo”, che sia capace d’interpretare il bisogno di ripartenza su scala territoriale secondo nuove priorità, di esigere una “più adeguata sistemazione complessiva” – per usare le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – del rapporto tra Stato, Regioni e Autonomie locali, di cogliere con maggiore efficacia le opportunità dell’Europa e di stabilire con i territori un metodo di governo più improntato alla programmazione e alla sussidiarietà.
Perché se le Regioni non sono migliori dello Stato, allora non hanno senso.
La Post Regione è, dunque, il tentativo di immaginare il futuro delle Marche, consegnando alla sua classe dirigente la sfida dei prossimi anni.