La tempesta perfetta
di Bruno Lamborghini
Economista industriale
E’ uscito a novembre il Quarto Rapporto Macrotrends 2019-2020 di Harvard Business Review Italia che contiene 35 contributi sui maggiori trends in atto nell’economia mondiale. Il titolo è Rottura e ricomposizione degli equilibri.
Come dice Enrico Sassoon, direttore del Rapporto, “gli squilibri generano incertezza e questa produce tensioni che spesso si tramutano in aggressività, creando a sua volta nuove tensioni e ulteriori incertezze nella ricerca di soluzioni rassicuranti che portino ad un meno instabile equilibrio”.
Siamo entrati infatti in una “tempesta perfetta” di mutazioni radicali in un contesto di grande complessità determinata dal convergere di fenomeni che si influenzano l’un l’altro a livello planetario. Le grandi mutazioni analizzate nel Rapporto si possono ricondurre a quattro grandi driver:
- il quadro economico globale, con il rischio di continui cicli recessivi e di “stagnazione secolare” con profonde trasformazioni dei modelli di business e di consumo e la crescita di bolle finanziarie;
- gli equilibri geopolitici internazionali, con lo scontro tra i processi di globalizzazione ed i nazionalismi-statalismi e con il riemergere di azioni protezionistiche contro il free trade e con i muri eretti contro i flussi migratori;
- l’accelerazione degli effetti del cambiamento climatico e la ricerca urgente di nuovi modelli di sostenibilità ambientale;
- la trasformazione digitale, attraverso i processi di robotizzazione e la diffusione di applicazioni estese di intelligenza artificiale con effetti sul lavoro e sulle organizzazioni, e lo sviluppo dell’economia dei dati quale fattore strategico caratterizzante, ma anche fattore di rischi di ingovernabilità.
Nel corso degli ultimi settant’anni il mondo ha visto aumentare di tre volte, da 2.5 a 7.5, miliardi i suoi abitanti, un fenomeno mai verificatosi in tale dimensione nella storia umana. La produzione mondiale di beni e servizi è cresciuta di quattro volte, consentendo una crescita del prodotto per abitante, ma lasciando ancora arretrate aree ad elevata crescita demografica come l’Africa. Al contempo, il rallentamento demografico nell’ultimo trentennio in paesi a maggiore sviluppo ha determinato processi di invecchiamento della popolazione con pesanti effetti sull’economia e sulla società. Lo sviluppo della produzione e dei consumi di massa ha portato una crescita incontrollata di CO2, di riscaldamento globale e di inquinamento di rifiuti nei mari con gravi preoccupazioni sul futuro del pianeta. Una crescita ancor più esponenziale dell’innovazione tecnologica, in specie del digitale, della biotecnologia, delle scienze dei materiali e delle reti neurali appare comportare grandi opportunità di nuovo sviluppo accanto ad elevati rischi per l’umanità. Il convergere di questi trends con dimensione e velocità mai sperimentate nella storia umana, pongono la necessità di conoscere e prendere decisioni radicali da parte dei governi e delle imprese. Obiettivo del Rapporto di Harvard Business Review Italia è proprio questo, di far prendere coscienza dell’urgenza di conoscere e decidere. Con lo stesso obiettivo HBRI ha organizzato il primo Festival del Futuro a Verona il 16 e 17 novembre 2019. E ci si propone di avere occasione di parlarne prossimamente anche in ISTAO.
Il mio contributo al Rapporto si rivolge ad una sfida difficile, ma necessaria: l’apprendimento continuo di nuove conoscenze e competenze, la sola strada per affrontare in modo consapevole le grandi mutazioni e soprattutto la rivoluzione digitale che attraversa tutte le attività e cambia la vita di tutti.
La velocità dell’innovazione tecnologica impone di cambiare i modelli attuali di formazione scolastica ed universitaria, adeguando velocità di adattamento e modelli formativi, passando dall’istruzione/informazione una tantum all’apprendimento permanente tutta la vita delle persone. Se non avviene questo, il rischio di rapida obsolescenza di diplomi e lauree è evidente con pesanti effetti su occupazione e sviluppo. Le competenze di ciascuno devono divenire dinamiche e flessibili. L’apprendimento permanente si deve integrare profondamente in tutte le attività e professioni, divenendo fattore di trasformazione delle organizzazioni, il cui centro deve essere la persona, le sue conoscenze, la sua consapevolezza e non le macchine che devono costituire solo un supporto. L’intelligenza artificiale diviene intelligenza umana aumentata. Il machine learning deve essere supporto allo human learning. Quindi, una grande sfida per scuole, università e centri di formazione manageriale e tecnica.
La tripartizione tradizionale della vita umana nei tre cicli successivi tra scuola, lavoro e pensione dovrà necessariamente modificarsi, integrando formazione/apprendimento continuo con lavoro/attività che non si ferma necessariamente ad un ciclo della vita, ma può proseguire in forme e tempi continuamente diversi, secondo le esigenze individuali. Questo può permettere di dare anche un più chiaro senso e maggiore integrazione nel rapporto tra lavoro/attività e vita, con la possibilità di ricercare nuove motivazioni e occasioni di un lavoro che produce gioia, come “partecipazione ad un nobile scopo”, come proponevano Adriano Olivetti e Giorgio Fuà.