EU-China Comprehensive Agreement on Investment
di Gianluca Sampaolo
Docente di “Economia della Cina” all’Istituto Confucio dell’Università di Macerata
Quando Jose Manuel Barroso – ex-Presidente della Commissione Europea – e Herman Van Rompuy – ex-Presidente del Consiglio Europeo – visitarono Pechino nel novembre 2013, l’obiettivo (e la speranza) era quello di raggiungere entro 30 mesi un accordo in materia di investimenti con la Cina. Come riporta il South China Morning Post, fianco a fianco del Premier Li Keqiang nella “Grande Sala del Popolo” di Pechino, Van Rompuy dichiarò che le questioni commerciali e di investimento erano in cima alla agenda europea e che un sostanziale passo in avanti era stato fatto attraverso l’avvio dei negoziati mirati alla stipula di un accordo. Nulla immaginavo sul fatto che ci sarebbero voluti ben sette anni e 35 round di negoziati.
Ma parliamo di un’epoca diversa, quasi lontana. Sette anni fa, poche persone avrebbero messo in dubbio la resilienza dell’alleanza transatlantica UE-USA (Brexit inclusa) e qualsiasi discorso su una nuova guerra fredda, questa volta tra Cina e Stati Uniti, sarebbe stato etichettato come fake-news o mera speculazione. Corsia preferenziale verso gennaio 2021 e il mondo è profondamente diviso e polarizzato, oltre che nel bel mezzo di una pandemia. La Banca Mondiale stima che la produzione mondiale è diminuita del 5,2% nel 2020 – la peggiore dalla seconda guerra mondiale – sebbene la Cina abbia registrato una certa crescita.
In questo contesto, il 30 dicembre 2020, l’UE – rappresentata dal Presidente del Consiglio Europeo Charles Michel e dal Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen – , ha tenuto, in videoconferenza, una riunione di vertice con la Cina – rappresentata dal Presidente Xi Jinping. L’evento, che ha dato seguito allo scambio tra il Presidente francese Emmanuel Macron, la Cancelliera tedesca Angela Merkel e il Presidente Xi Jinping avvenuto a Parigi nel marzo 2019 e al 22° vertice UE-Cina svoltosi lo scorso 22 giugno, simboleggia un vero e proprio milestone nelle relazioni e nell’impegno reciproco tra il “vecchio continente” e il “regno di mezzo”.
Obiettivo del vertice è stato quello di focalizzarsi sui progressi compiuti negli intensi negoziati in materia di investimenti iniziati sette anni prima e a seguito dei quali UE e Cina hanno finalizzato il “Comprehensive Agreement on Investment” (CAI). Il CAI è un accordo di grande importanza economica e vincola le parti in un rapporto di investimenti basato e fondato sui principi dello sviluppo sostenibile. La ragion d’essere dell’accordo è da ricercarsi nell’esigenza di una maggiore cooperazione tra Cina e UE e agli elevati volumi di scambi e investimenti bilaterali (soprattutto dall’UE verso la Cina), che rendono sempre più apprezzabile l’urgenza di principi e regole condivise. Secondo i dati Eurostat, nel 2019 l’UE ha esportato merci per un valore di circa 242 miliardi di dollari e ha importato merci per un valore di 442 miliardi di dollari dalla Cina. Il flusso complessivo di circa 650 miliardi di dollari, secondo Bloomberg. Con riferimento agli investimenti nel 2019, gli IDE cinesi nell’UE hanno continuato a diminuire, rispecchiando il calo degli investimenti cinesi in uscita a livello globale. Tuttavia, la Cina ha continuato ad essere il secondo più grande destinatario di investimenti diretti esteri dopo che, secondo le stime di Rhodium Group, nell’ultimo trimestre del 2020 diverse società dell’UE hanno investito 1,6 miliardi di dollari in Cina.
I punti focali del CAI riguardano:
- Fornire nuove opportunità e migliorare le condizioni di accesso per gli investitori europei e cinesi ai reciproci mercati (più specificamente, ampliando l’accesso degli investitori dell’UE al mercato cinese eliminando le restrizioni quantitative, i limiti azionari o i requisiti di joint venture);
- Affrontare le sfide chiave del contesto normativo, comprese quelle relative alla trasparenza, alla prevedibilità e alla certezza giuridica del contesto degli investimenti (con riferimento al mercato cinese, consentendo agli investitori europei di avere accesso alle informazioni che incidono sulla loro attività, ma anche dando loro l’opportunità di commentare leggi e regolamenti pertinenti, oltre a garantire procedure chiare, eque e trasparenti);
- Stabilire garanzie per quanto riguarda il trattamento degli investitori europei in Cina e degli investitori cinesi in Europa, compresa la protezione contro il trattamento ingiusto e iniquo, la discriminazione illegale e il trasferimento senza impedimenti di capitali e pagamenti legati agli investimenti;
- Garantire parità di condizioni perseguendo, tra le altre cose, la non discriminazione come principio generale soggetto a un numero limitato di situazioni chiaramente definite;
- Sostegno a iniziative di sviluppo sostenibile incoraggiando investimenti responsabili e promuovendo fondamentali norme ambientali e di lavoro;
- Consentire l’effettiva esecuzione degli impegni attraverso meccanismi di risoluzione delle controversie in materia di investimenti a disposizione delle parti contraenti e degli investitori.
Una volta entrato in vigore, il CAI aiuterà a riequilibrare le relazioni commerciali e di investimento tra l’UE e la Cina. La Cina si è impegnata a garantire per gli investitori UE un livello di accesso al mercato senza precedenti, offrendo alle imprese europee certezza e prevedibilità per le loro operazioni. L’accordo migliorerà in modo significativo la parità di condizioni per gli investitori UE stabilendo obblighi chiari per le imprese statali cinesi, vietando trasferimenti forzati di tecnologia e altre pratiche distorsive, e rafforzando la trasparenza delle sovvenzioni statali cinesi. In sostanza, d’ora in poi le imprese UE che operano sul mercato cinese beneficeranno di un trattamento più equo e trasparente.
Sono altresì inclusi importanti impegni in materia di ambiente e clima, compresa l’attuazione efficace dell’accordo di Parigi, oltre alla normativa sul lavoro. Rispetto alle questioni climatiche, l’UE ha ribadito la volontà alla cooperazione, anche in materia di protezione e salvaguardia della biodiversità, accogliendo l’impegno di Pechino nel raggiungere la neutralità dalle emissioni di carbonio entro il 2060. Sul fronte Covid-19, i leader UE hanno sottolineato la necessità di continuare a sostenere ed incentivare l’impegno “Covax” e di rafforzare la cooperazione internazionale per anticipare e gestire al meglio potenziali e future pandemie. Rispetto alla normativa sul lavoro, la Cina si è impegnata ad attuare efficacemente le convenzioni dell’Ufficio Internazionale del Lavoro (ILO) già ratificate e alla ratifica delle altre convenzioni fondamentali dell’ILO non ancora ratificate, comprese quelle inerenti al lavoro forzato che, secondo quanto riferisce China Briefing, è stato uno degli ultimi ostacoli nelle negoziazioni.
Da parte dell’UE, saranno intrapresi ulteriori lavori in conformità alle norme giuridiche e alla procedura UE per firmare, ratificare e concludere l’accordo, alla luce del fatto che le due parti mirano a concludere i negoziati sulla protezione degli investimenti entro due anni dalla firma del CAI. Come nota China Briefing, il contenuto principale dell’accordo si baserà su richieste specifiche dell’UE nei confronti della Cina per quanto riguarda le riforme e le modifiche del quadro giuridico dei suoi investimenti. Questo perché nella prospettiva europea e sulla base delle esperienze delle imprese europee in Cina, le leggi cinesi non garantiscono gli stessi diritti e obblighi sia alle società nazionali che a quelle estere, creando così asimmetrie tra le imprese basate sulla loro nazionalità. Quindi, con il CAI, l’UE cerca di creare nuove opportunità di investimento per le aziende europee aprendo il mercato cinese ed eliminando leggi e pratiche discriminatorie.
Garantire un’efficace attuazione del CAI una volta concluso, richiederà un impegno politico costante e di alto livello con la Cina. A riguardo, l’accordo prevede anche un solido meccanismo di applicazione e monitoraggio attraverso cui la Commissione Europea monitorerà l’attuazione degli impegni nell’accordo da parte UE. I leader UE hanno inoltre invitato la Cina a partecipare come parte attiva agli sforzi multilaterali di cancellazione del debito nel quadro concordato dal G20 e dal Club di Parigi e hanno inoltre ribadito le serie preoccupazioni in merito alla situazione diritti umani in Cina, compresi gli sviluppi a Hong Kong.
Guardando al 2021 e oltre, l’importanza del CAI è chiara. Nonostante i numerosi dubbi, l’UE e la Cina sono comunque riuscite a concludere positivamente i negoziati sull’accordo prima della fine del 2020. Ciò, di per sé, è una chiara testimonianza del loro impegno alla cooperazione bilaterale e alla fiducia reciproca, almeno sul fronte economico. Di fatto, l’UE si è assicurata importanti concessioni sui principali punti critici: i trasferimenti forzati di tecnologia e la necessità di trasparenza sui sussidi statali della Cina per il settore dei servizi – quest’ultimo, in particolare, ha impedito la parità di condizioni tra le imprese private a investimento estero e le imprese cinesi enti di proprietà statale, secondo i negoziatori europei. Ora Pechino sarà obbligata a pubblicare un elenco dei sussidi che fornirà ogni anno ai settori specifici, come l’immobiliare, le telecomunicazioni, banche e costruzioni. In cambio, l’UE garantirà un accesso relativamente libero al suo mercato, una vittoria importante per gli investitori e le imprese cinesi e non facile da ottenere, come può testimoniare chiunque intraprenda negoziati con Bruxelles per l’accesso al mercato. L’annuncio del consenso politico sull’accordo è un traguardo storico di per sé. E, sebbene Pechino non sia ancora disposta a rimuovere completamente le restrizioni in settori evidentemente chiave (automobilistico, sanitario e aeronautico), alcuni analisti sono chiari sul fatto che le imprese europee nei settori manifatturiero, ingegneristico, dei nuovi veicoli energetici, servizi finanziari, immobiliare, telecomunicazioni, servizi informatici, e della consulenza trarranno il massimo vantaggio dal CAI.
Il CAI sostituirà 26 trattati di investimento esistenti tra la Cina e i 27 Stati membri dell’UE, fornendo così un quadro giuridico uniforme per le relazioni di investimento. È un accordo globale, limitato non solo al campo degli investimenti, ma che copre anche lo sviluppo sostenibile, l’ambiente e i diritti dei lavoratori. Darà, alle imprese europee, una migliore possibilità di entrare nel mercato cinese e aumentare la concorrenza tra investitori cinesi ed europei, e alla Cina, una spinta per aggiornare e migliorare i suoi accordi istituzionali favorendo, idealmente e sul lungo termine, accordi di più alto livello e standard elevati per futuri accordi di libero scambio. Ciò potrebbe anche manifestare una posizione netta adottata dall’UE che, nonostante i recenti dubbi sul comportamento e le politiche avanzate da Pechino, dimostra di voler rimanere un attore indipendente e non è disposta a essere trascinata nella lotta USA-Cina per il potere. In sostanza, il CAI non solo rinforzerà e rilancerà la cooperazione sino-europea, ma sarà anche un elemento di slancio e vitalità per l’attuale crisi economica globale, in cui ci si aspetta che gli investitori e la tecnologia europei si facciano sempre più strada in Asia, sfruttando le opportunità economiche emergenti e traendo vantaggio dai grandi mercati e da altre considerazioni operative favorevoli.