Digital Economy e mondo cripto

di Marisa Abbatantuoni

Avvocato Tributarista

La “Digital Economy”, come molti sanno, rappresenta una nuova forma di fare impresa che si fonda sulle tecnologie informatiche e che comprende tutte le attività che si avvalgono di soluzioni digitali e che ad esse fanno riferimento.

Oramai è noto, non solamente ai più giovani, come la rete, accessibile tramite la connessione internet, offra agli operatori economici nuove opportunità di business.

Le imprese si inseriscono in un mercato che nasce globale, con il beneficio, da un lato, di abbattere i costi operativi e, dall’altro, di intercettare, in maniera tempestiva ed efficace, mercati lontani, altrimenti preclusi, giungendo facilmente al consumatore finale.

Questa nuova forma di economia, sempre più interconnessa con quella tradizionale e in continua ed incessante evoluzione, pone significativi problemi definitori, con conseguenze inevitabili sul piano giuridico, atteso che le categorie tradizionali mal si prestano a disciplinare fenomeni estranei a quelli su cui si basa la regolamentazione corrente.

L’impossibilità di individuare una nozione precisa di “digital economy” è dovuta proprio alle varie forme che la digital economy, appunto può assumere; si pensi, ad esempio, al commercio elettronico (diretto e indiretto), all’utilizzo di nuovi sistemi di pagamento nella forma delle cripto-valute (come il bitcoin), nonché all’affermazione delle piattaforme peer-to-peer (“P2P”) per ottenere forme di finanziamento in rete.

Prima di tutto però, l’economia digitale è, “a-territoriale”, in quanto la sua formazione e sviluppo non ha nessi tangibili di collegamento con il territorio di creazione della ricchezza, nonché naturalmente transnazionale, in virtù della facilità con cui gli operatori possono travalicare i confini nazionali degli Stati utilizzando i mezzi tecnologici.

E’ in questo contesto che operano le cripto valute e ancor prima la blockchain.

Ma cosa s’intende per criptovaluta «estratta» dagli algoritmi?

Che cos’è una blockchain, e perché i Bitcoin sono i più controversi e diffusi, oltre che i più costosi tra le centinaia di criptomonete digitali lanciate sul web?

Capire la finanza creativa non è mai stato facile, ma stare al passo con la finanza digitale sembra ancora più difficile: nell’era Fintech – non è solo l’educazione finanziaria a fare la differenza, ma la capacità di saper distinguere tra innovazione finanziaria e illusione speculativa.  Capire questo, significa tentare di comprendere il fenomeno dei Bitcoin e delle criptovalute, tema appassionante, quanto complesso ed insidioso.

Difatti, le questioni da comprendere, rispetto alla virtual currency, sono quelle che portano ad individuare e delinearne i principali aspetti, giuridici e fiscali che emergono dal crescente utilizzo della valuta virtuale, tenendo bene a mente, anche il sorgere di nuove categorie di attori, non presenti prima nel panorama economico-finanziario, un esempio: excenges e miner per citarne alcuni.

E’ proprio l’art. 1, comma 226 della Legge di bilancio 2019 che istituisce nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico, un Fondo per favorire lo sviluppo delle tecnologie e delle applicazioni di Intelligenza Artificiale, Blockchain e Internet of Things, con una dotazione di 15 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021, al fine di finanziare progetti di ricerca e sfide competitive in questi campi, che fa capire quanto il fenomeno sia già diffuso.

In questo quadro si inserisce un’altra scelta intrapresa dall’Esecutivo, ovvero la creazione di un gruppo di trenta “esperti” del settore, attingendo dalle migliori professionalità del Paese nei campi più diversi, dall’imprenditoria all’accademia.

In seno al MISE, a questo team è stato assegnato il compito di elaborare una strategia d’insieme che permetta all’Esecutivo e al Parlamento, nelle doppie vesti il policymaker il primo, e di legislatore il secondo, di cogliere tutte le sfumature del fenomeno e agire di conseguenza; le prospettive sono quelle di vedere un lavoro delineato e in fase di conclusione, se non già ultimato, a fine anno.

Alla luce delle attività implementate dal nostro Governo, risulta evidente, quindi, l’interesse nonché le prospettive di utilizzo della tecnologia blockchain a tutti i profili sociali ed economici che investono i cittadini, le aziende e la Pubblica Amministrazione del bel paese.

Al prossimo appuntamento cripto.

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