Marche sostenibili. A che punto siamo?

di Daniele Salvi

Componente comitato Città-Territorio di Istao

È passato un po’ in sordina la presentazione lo scorso 15 dicembre del primo rapporto ASviS su “I Territori e gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”. Eppure, esso rappresenta un’utile bussola di orientamento per istituzioni e comunità territoriali che vogliano perseguire le finalità dell’Agenda 2030, dalla cui attuazione dipende la costruzione di una società planetaria sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico ed istituzionale.

Seppur spiazzata dall’irrompere della pandemia da coronavirus, l’Agenda con i suoi 17 Goals e 169 Target ha continuato a costituire un punto di riferimento per quanti sono chiamati ad occuparsi della res publica, stante la necessità di contrastare i cambiamenti climatici, preservare le risorse naturali, ridurre le disuguaglianze incluse quelle territoriali, promuovere un’economia socialmente e ambientalmente responsabile, difendere e rafforzare la democrazia.

Saranno dopotutto questi i temi del G20, che l’Italia è chiamata a presiedere il prossimo ottobre, riassunti nelle parole: Persone, Pianeta, Prosperità.

L’Agenda 2030 è stata fatta propria dalla nuova Commissione europea di Ursula Von Der Leyen, che l’ha posta alla base del Green New Deal e della nuova programmazione delle politiche di coesione 2021-2027; ha stimolato l’elaborazione delle Strategie nazionali e regionali per lo Sviluppo Sostenibile e per il loro tramite innerverà i diversi Programmi Operativi Regionali (POR) su cui le diverse Regioni hanno iniziato a lavorare.

Lo stesso Next Generation EU, nel momento in cui punta sulla transizione ecologica, l’innovazione digitale e l’inclusione sociale, dà atto della sua parentela con l’Agenda, ma soprattutto essa continua ad essere lo strumento che, se accompagnato da progetti coerenti, tempi di realizzazione e risultati attesi, può aiutare la costruzione di validi programmi amministrativi.

È proprio dalla constatazione che l’Italia non è indirizzata su un sentiero di sviluppo sostenibile e dalla convinzione che senza il contributo dei territori ben 105 dei 169 Target non saranno conseguiti nei tempi previsti, che è nata l’esigenza di capire come e in quali direzioni le diverse Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni si stiano muovendo.

Anche le Marche hanno lavorato ad una propria Strategia regionale di Sviluppo Sostenibile, i cui indirizzi strategici e linee guida sono entrati a far parte dei Documenti Economici e Finanziari Regionali (DEFR), che indirizzano le politiche di bilancio. Vale la pena di ricordare che IFEL-Fondazione ANCI e Università Politecnica delle Marche, ma anche ALI (Autonomie Locali Italia), stanno stimolando i Comuni ad orientare i loro bilanci secondo criteri di programmazione, gestione e valutazione degli effetti ispirati al Benessere Equo e Sostenibile (BES).

Il focus di AsviS sul nostro territorio regionale non solo offre indicazioni importanti, ma dovrà essere attentamente confrontato con gli effetti indotti dalla pandemia. Ciò, ad esempio, per l’Italia nel 2020 ha voluto dire che se su 3 Goals ha mostrato segni di miglioramento, per ben 9 di essi vi è stato un sensibile peggioramento, rendendo gli obiettivi al 2030 ancor più difficili da ottenere.

Gli stessi effetti del sisma su territori già fragili e marginali, non espressamente tematizzati nel rapporto, determinano un gap ulteriore nella possibilità di raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, ragion per cui nella proposta del Next Generation Italia ci si è fatti carico giustamente dello stanziamento specifico di 1,78 mld per “Interventi per le Aree del Terremoto”.

Le Marche si attestano al di sopra della condizione media del Paese e conseguono risultati positivi sui livelli di povertà, istruzione, occupazione, alimentazione e longevità della vita, sicurezza, partecipazione e fiducia nelle istituzioni, energie rinnovabili. Rivelano, invece, tendenze problematiche su tre macro-ambiti: il primo concerne l’innovazione del sistema produttivo, gli investimenti in R&S, la specializzazione produttiva nei settori ad alta tecnologia, la dotazione infrastrutturale e la banda larga.

Il secondo riguarda l’occupazione femminile e giovanile, l’indice di disuguaglianza dei redditi disponibili, la mobilità dei giovani laureati. Il terzo è relativo al macro-ambito della tutela dell’ambiente e del governo del territorio. Parliamo in particolare di uso di fertilizzanti in agricoltura, livello delle PM10 nelle città costiere, uso della mobilità privata nei tragitti casa/lavoro, efficacia del trasporto pubblico locale, quota di rifiuti urbani prodotti pro-capite, efficienza delle reti di distribuzione idrica e disciplina delle acque reflue, indice di abusivismo edilizio e consumo di suolo, quota di aree protette terrestri e marine.

La semplice elencazione di queste criticità suggerisce due considerazioni: la cartolina del paesaggio marchigiano appare offuscata e un programma di governo da attuare, volendo, c’è.

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